Arco d'Augusto
L'arco d'Augusto (in fondo al corso d'Augusto), fu eretto nel 27 a.C.
in blocchi di travertino per onorare, nella congiunzione tra la "via
Flaminia" e la "via Emilia", i lavori di Augusto che aveva riaperto e rinnovato numerose strade d' Italia.
Infatti l' epigrafe dedicatagli dichiara: "Il Senato ed il Popolo Romano, all' imperatore Cesare Augusto, figlio
del divino Giulio comandante supremo dell' armata per la settima volta, console per la settima volta, eletto per l'ottava,
nell' occasione del rifacimento della via Flaminia e delle altre strade d'Italia le più frequentate, deciso ed
ordinato da lui ".
L'arco era probabilmente sormontato da una quadriga (distrutta forse nel 538 durante la guerra di Belisario contro Vitige)
con l' effige di Augusto. É ad un solo forbice, che per la sua straordinaria larghezza
(altezza: sotto la volta 8,84 m. , totale 10,40 m.) non avrebbe mai potuto essere chiuso da porte; ma il regime di pace
instaurato da Augusto e centro della sua propaganda politica rendeva ipotetica questa necessità. Il fornice è affiancato
da semicolonne corinzie che reggono trabeazione e timpano sormontato dall'attico.
Questa parte del monumento, probabilmente crollata per i terremoti o distrutta, è stata sostituita nel medioevo da un
pittoresco coronamento in laterizi a merli ghibellini; l'opera è da considerare infatti come un grande basamento
per l' iscrizione commemorativa e probabilmente per un gruppo plastico, ed aveva quindi un significato soprattutto
commemorativo e deliberatamente propagandistico; un basamento imponente e fastoso già per le sue notevoli proporzioni,
cui furono applicati, per conferirgli un aspetto quasi sacrale, timpano e colonne, com' era suggerito - anzi reso
ormai" necessario " - dal gusto ellenistico che permaeva tutta l' arte romana.
Tra la ghiera dell' arco ed i capitelli, in quattro clipei, sono raffigurate quattro divinità: verso Roma Giove
con il fulmine ed Apollo con la cetra ed il corvo; verso la città Nettuno con il tridente e il delfino e Roma
( o Minerva ) con il gladio e la corazza-trofeo. Si notino in particolare, oltre a questi clipei, i capitelli corinzi,
superstiti solo nella fronte orientale, scolpiti con grande cura, e le cornici elaboratissme della trabeazione.
Il monumento oggi si presenta isolato come un grande arco trionfale; ma in origine univa alla funzione celebrativa quella
di monumentale porta urbica, perchè era inserito nelle mura della città ed affiancato da due torri lapidee in opera
poligonale come i pochi resti di mura ancora visibili in basso ai suoi fianchi; resti che facevano parte della prima cinta
in pietra della città romana (III s. a.C.) e costituiscono « la più antica testimonianza dell'edilizia romana del nord ».
Fino al 1936 l' arco, affiancato da edifici di mediocre e modesta qualità, assolveva all'originaria funzione di porta
ubica; solo fra il 1936 ed il 1938 venne isolato e privato della sua catteristica peculiare, per volontà del Capo del
Governo di allora. Al quale poi parvero brutte le torri che, inglobate nelle costruzioni predette, erano ritornate a
fiancheggiare il monumento dopo le demolizioni: e fece quindi atterrare anche quelle.